Analfabetismo digitale, riguarda più della metà degli Italiani

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Analfabetismo digitale

Oggi cercherò di spiegarvi cos’è l’analfabetismo digitale. Un fenomeno particolarmente grave in Italia, ma sconosciuto al grande pubblico. Se non avete letto i miei precedenti articoli sul digital divide e le sue varianti, vi suggerisco di recuperarli per comprendere il mio discorso.

Infatti, l’analfabetismo digitale non è altro che una tipologia di digital divide, la sua componente cognitivo-culturale. Si tratta di un fenomeno che può colpire tutti, giovani e vecchi, uomini e donne. Chiunque non possieda nemmeno digital skills di base, cioè competenze informatiche appena sufficienti ad un utilizzo essenziale delle tecnologie ICT. Chi non sa usare uno smartphone o un pc per controllare le proprie mail o account social, per esempio.

Potreste pensare che la quasi totalità delle persone oggi abbia un pc e/o un telefono connesso ad Internet. Impossibile che gli Italiani non possiedano competenze informatiche adeguate! Se la pensate così, rimarrete sopresi dopo aver esaminato i dati a riguardo.

DESI Italia 2021, il capitale umano è ancora il punto dolente

Il DESI è il Digital Economy and Society Index voluto dalla Commissione Europea per monitorare lo sviluppo digitale nell’area europea. Neanche a dirlo, l’Italia ha sempre occupato le ultime posizioni. Nel report 2021, l’Italia è riuscita a risollevarsi fino alla ventesima posizione. C’è anche chi frena gli entusiasmi e sottolinea come il balzo in avanti sia frutto della modifica metodologica e degli indicatori DESI, più che di un vero miglioramento sostanziale.

I progressi più significativi si sono registrati sul piano della connettività (cioè la copertura di reti di nuova generazioni) e dei servizi digitali. La situazione, invece, non migliora per quanto riguarda le competenze digitali. L’Italia rimane 25esima su 27 Paesi dell’Unione.

Il dato è netto: solo il 42% degli Italiani (tra 16 e 74 anni) possiede almeno competenze digitali di base, contro il 56% della media UE.

Quali conseguenze ha l’analfabetismo digitale in un modo iper-connesso?

Il problema dell’analfabetismo digitale è stato sempre sottovalutato. Si riteneva sufficiente assicurare la diffusione di dispositivi elettronici per innescare un processo di apprendimento pratico. Quello che è stato definito “learn by doing”, imparare attraverso l’utilizzo.

Del resto, tutti abbiamo un amico o un familiare che ci dia una mano con le tecnologie, ma è molto più raro che l’informatica sia specifico oggetto di studio a scuola. Non sono molti neanche i laureati i questa materia e gli esperti ICT in Italia. Si tratta di professionalità molto richieste e ben remunerate. Per di più, questo non è un settore per donne a quanto ci dicono i dati, visto che le donne nel settore ICT sono una strettissima minoranza.

Ma mi soffermerei sulla mancanza di competenze di base. Quelle che rendono le persone autonome nell’utilizzo delle tecnologie. In un momento storico in cui la transizione digitale è una priorità politica, essere privi delle giuste competenze significa essere lasciati indietro. Significa venir progressivamente isolati ed esclusi dai processi socio-politici ed economici.

Fortunatamente, la tendenza potrebbe essere invertita per effetto di nuovi investimenti previsti nel PNRR. L’obiettivo è quello di includere tutti nel percorso di digitalizzazione che si sta svolgendo. Nel mio piccolo, spero di dare il mio contributo nel diffondere la cultura digitale. Pur con le mie limitate conoscenze, cerco di presentarvi temi legati al mondo delle tecnologie, in maniera tale da stimolare curiosità e riflessione su queste tematiche. Dobbiamo arrivare a comprendere ciò che ci accade intorno e che non potremmo capire senza un’adeguata alfabetizzazione digitale.

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.