Body positivity: la via dell’inclusione

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La tendenza del body positivity

Body positivity indica un movimento d’opinione volto a superare ogni forma di discriminazione fondata sull’aspetto fisico di un individuo. L’obiettivo delle campagne di body positivity è quello di promuovere l’inclusione e favorire l’accettazione di modelli di bellezza diversi. Sicuramente diversi dal modello di bellezza artefatto che propongono i mass media, ancor più i social.

Ai tempi del fotoritocco e della chirurgia estetica, avevamo bisogno di ricordare che i chili di troppo sono normali (nei limiti in cui non creino problemi di salute, ovviamente). Così come sono normali i difetti della pelle: acne, psoriasi, smagliature, cellulite.

Meglio ancora, non solo normali, perché normale presuppone che vi sia una norma, una regola. E ciò che non si uniforma alla norma siano eccezioni, inevitabilmente.

Invece, ciò che dobbiamo accettare è che non vi sia un solo canone di bellezza valido universalmente. Esistono individui unici e particolari. Belli per loro “imperfezioni” e non nonostante queste.

Canoni di bellezza, un concetto relativo

La ricerca di è un canone di bellezza ha sempre coinvolto il genere umano. Le arti e lo spettacolo ne sono una evidente dimostrazione. Sin dal Canone di Policleto, si è cercato di individuare la regola delle perfette proporzioni, la regola della bellezza. Eppure, la concezione della bellezza e i modelli di perfezione estetica sono del tutto mutevoli e relativi. Variano a seconda del periodo storico, della cultura e della posizione geografica. Se oggi si predilige un modello di bellezza femminile filiforme e elegante, in passato le forme abbondanti erano il paradigma della femminilità e della fertilità. Dalla Venere di Willendorf, alle figure femminili dell’arte classica e neoclassica, tutte accomunate da una fisicità morbida.

Bellezza, salute e benessere

Ecco, più che parlare di bellezza si dovrebbe parlare di benessere e salute psico-fisica. Altrimenti si corre il rischio di inculcare l’idea erronea che le diete improvvisate e drastiche siano salutari. O che ci si possa affidare a rimedi improvvisati per le problematiche della pelle. O che la soluzione sia la chirurgia estetica, ad ogni costo.

Quanta pressione ciascuno di noi subisce, per il solo fatto di essere sé stessi! Per il fatto di non sentirsi a proprio agio a mostrare agli altri difetti, veri o presunti. Perché non si accetta neanche di vederli riflessi in uno specchio, nella privacy della propria camera.

Quante occasioni perse per assecondare timori e complessi! La paura dell’altrui biasimo e la ricerca dell’ approvazione e ammirazione degli altri modella i comportamenti e ci condiziona nella nostra formazione, come individui. Per molti l’amor proprio e l’accettazione di sé sono percorsi ad ostacoli, senza garanzia di risultato.

Avvocati della Body positivity

Dalle campagne pubblicitarie di moda e cosmetici, alle sfilate, ai post social delle maggiori influencer: il movimento “body positive” acquisisce sempre più consensi ed adesioni.

L’attrice Kate Winslet è nota per aver difeso le sue forme morbide e le sue rughe naturali . La modella curvy Ashley Graham ha falcato le passerelle dei maggiori brand di moda, con le sue curve, le smagliature e la cellulite. Due gravidanze dopo, esibisce con orgoglio il suo corpo da mamma, con tutte le sue imperfezioni.

Anche le modelle filiformi a cui siamo abituati hanno iniziato ad esporre i propri difetti ed insicurezze: per esempio, Cara Delevingne ha esibito un look piuttosto audace all’ultimo Met Gala, scegliendo di non coprire la sua psoriasi. La modella Bella Hadid ha parlato pubblicamente delle insicurezze sul suo espetto fisico, che l’hanno spinta da giovanissima a ricorrere alla chirurgia estetica. In particolare, la Hadid ha affermato di rimpiangere di aver rifatto il naso, rinunciando a quello trasmessole dai suoi avi. E molti altri esempi potrebbero essere citati di testimonial della Body positivity.

La mia esperienza

Ebbene sì, anche io nutro delle insicurezze e dei complessi riguardo al mio aspetto. I chili in più, le finestrelle nel sorriso, le sopracciglia folte (che ho rovinato a furia di attacchi di pinzette!), smagliature e pelle a buccia d’arancia, sono solo alcuni dei pensieri che mi sovvengono guardandomi allo specchio. Nonostante io abbia ormai imparato a vivere in maniera confortevole nella mia pelle, non credo che avrei il coraggio di espormi completamente allo sguardo altrui. Tanto di cappello a chi lo fa. Ma se mi sento a mio agio con qualche centimetro di gonna in più, non credo mi si possa biasimare. Anzi, mi lascio guidare dal buon gusto, che è sempre la via giusta.

Detto ciò, non so se mi sento completamente rappresentata dal movimento “body positive“. Così come non mi mettono a mio agio attributi come “curvy” o “plus size”, quando devo fare shopping presso i marchi di abbigliamento della grande distribuzione. Mi chiedo se sia utile a superare la discriminazione oppure non faccia altro che evidenziarla e metterla in risalto. Lascio il quesito aperto.

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.