Digital divide: quanti tipi esistono?

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Digital divide
Le principali tipologie di digital divide

Del concetto di digital divide o divario digitale abbiamo già parlato. Si tratta di tutte le forme di disuguaglianza legate all’accesso e all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), nello specifico Internet. Infatti, non tutti gli individui hanno pari possibilità di usufruire di questa risorsa preziosa e di farlo in maniera adeguata rispetto alle proprie esigenze.

A tal proposito si sente parlare di disuguaglianze digitali, ma in verità non si tratta che delle vecchie forme di disuguaglianza proiettate nel cyberspazio. In forme ancora più acute, dal momento che non avere una connessione ad Internet peggiora una situazione di isolamento socio-economico di partenza.

Principali categorie di digital divide

Potenzialmente ogni causa di disuguaglianza può incidere negativamente sull’accesso a Internet. D’altro canto non ha senso individuare per ciascuna di esse una nuova categoria di divario digitale. In tal modo si rischierebbe di cogliere solo un aspetto secondario e di tralasciare la causa più profonda del problema.

In origine si aveva una concezione dualistica del digital divide: si distingueva chi aveva un pc da chi non lo aveva, oppure chi disponeva di una connessione da chi non ne disponeva.

Oggi si è capito che il digital divide è un fenomeno complesso. In uno stesso contesto geografico o sociale possono operare diverse cause di divario digitale. Per di più, queste si sommano e si mescolano in proporzioni variabili, rendendo più difficile risolvere il problema.

Mi soffermerò su tre categorie specifiche di digital divide, poiché le ritengo più rilevanti.

Il digital divide geografico-infrastrutturale

Questa tipologia di digital divide è la più rilevante, quella che si riscontra con più frequenza e con maggiore evidenza. Si tratta del divario digitale che dipende dalla provenienza geografica dell’utente e dalla copertura delle reti in quella zona. Infatti vi sono zone del mondo lasciate al “buio digitale”, cioè prive di infrastrutture di rete. Ciò rende quasi impossibile connettersi a Internet.

Per di più, con lo sviluppo di nuove tecnologie, si richiederebbero continui aggiornamenti per offrire a tutti le migliori prestazioni possibili. Il che è economicamente dispendioso e praticamente infattibile (o quasi). Persino l’Italia, un Paese, economicamente sviluppato, presenta un divario digitale di tipo geografico-infrastrutturale. Questo perché nel tempo non vi sono stati adeguati investimenti nelle infrastrutture di rete. Lo dimostrano le mappe disponibili sul sito www.bandaultralarga.italia.it, nel quale risulta che nel mio comune (Conza della Campania, Avellino) i lavori di posa della fibra sono in corso di esecuzione. Si spera che terminino entro il 2023. Alleluia!

Il che vuol dire che fino ad allora saremo costretti a navigare al di sotto degli standard qualitativi della banda ultra-larga (almeno 30 MBit/s). Vale lo stesso per chiunque viva nelle aree bianche, aree prive di infrastrutture di nuova generazione. L’obiettivo è la dismissione delle reti in rame, sature e usurate.

Digital divide economico

Può accadere che ci si possa permettere un abbonamento ad Internet o i dispositivi necessari. Soprattutto alla luce delle attuali circostanze economiche. Eppure, aldilà delle condizioni di povertà estrema, Internet e i device elettronici sono piuttosto diffusi in Italia. Ovviamente più alto è il reddito e maggiore è la propensione ad acquistare nuove tecnologie. A ciò si sommano tutte le circostanze legate alle differenze reddituali: i livelli di istruzione, la condizione lavorativa, il divario di genere, la conformazione del nucleo familiare, l’età o la disabilità. Persino l’etnia. Ecco perché suggerirei di non trattare il problema dalla prospettiva limitata del divario digitale, ma alla radice. Il problema è che non tutti hanno le risorse economiche necessarie per condurre una vita dignitosa, Il digital divide ne è una conseguenza.

Il divide cognitivo-culturale

Forse è la forma più pericolosa e resistente di divario digitale. Per di più, è quella più radicata in Italia, come riportano i dati DESI 2021. Meno della metà degli Italiani possiede competenze informatiche di base, almeno. Il che può dipendere a sua volta dall’istruzione, dalla condizione lavorativa e familiare, dall’età, disabilità o etnia. Le cause già indicate. Fatto sta che il nostro Paese non ha formato il capitale umano, in vista della transizione digitale. E questo deficit inciderà negativamente su ogni altra iniziativa adottata in questo settore.

Non a caso ho deciso di dedicare il mio blog alla cultura digitale, in parte. Ritengo che ciascuno di noi dovrebbe avere le basi culturali adeguate, per affrontare le sfide della digitalizzazione.

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.