Internet ci rende stupidi? Cosa intende Nicholas Carr

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Internet ci rende stupidi?

Sto leggendo un libro di Nicholas Carr dal titolo piuttosto stupefacente: “Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello”. In effetti, di solito si parla di Internet dal punto di vista dell’utente. Si discute di come si utilizza il web, in maniera proficua o incauta.

La verità è che l’utente ha una minima possibilità di condizionare il funzionamento di Internet. Al contrario Internet ha un enorme potere di condizionamento sui cibernauti. A partire dalla loro mente: ciò che ricercano, le conoscenze che acquisiscono…Perfino come pensano! Avete letto bene: Internet ha la capacità di influenzare il modo in cui l’uomo pensa e ragiona. Il che, per inciso, è una caratteristica comune a tutti i media.

Se è vero che stiamo andando incontro ad una realtà sempre più iperconnessa, allora possiamo sicuramente concordare con Carr quando afferma:

In quanto finestra sul mondo, e su noi stessi, un medium popolare plasma ciò che vediamo e come lo vediamo, e col tempo, se lo usiamo a sufficienza, cambia ciò che siamo, come individui e come società.

Ed è ancor più convincente quando parla dell’illusione umana di controllare la Rete:

Arriviamo così a convincerci che la tecnologia come tale non conti. Ci diciamo: è come uno la usa che Fa la differenza. Il presupposto, consolante nella sua ingenuità, è che noi manteniamo il controllo. La tecnologia è soltanto uno strumento, inerte finché non la utilizziamo, e di nuovo inerte quando smettiamo di utilizzarla.

Internet modella il processo del pensare

Appare piuttosto intuitivo il ragionamento dell’autore: se il cervello umano è abituato ad analizzare testi complessi, svilupperà capacità di analisi e di ragionamento altrettanto complesse.

Al contrario, se ci si abitua a notizie in rapido scorrimento, frammentate e semplificate all’estremo, il cervello si abituerà rapidamente a comporre solo ragionamenti semplici. Perderà la capacità di concentrarsi a fondo e a lungo sull’analisi di un testo più sostanzioso.

Ci stiamo abituando alla conoscenza come ci è proposta in Rete, scomposta nelle sue forme più semplici e veloci da assimilare. Ormai quasi nessuno legge un articolo per intero. La maggior parte di noi si limita a dare una rapida scorsa, un esame sommario e superficiale.

Le informazioni ci vengono offerte online in maniera talmente accessibile, che nessuno più si sforza di estrapolarle dai testi di origine. Ovviamente ciò ci semplifica la vita in molti modi. Da studentessa ho sfruttato spesso e volentieri il motore di ricerca per eccellenza, Google. Se mi serviva un’informazione la ottenevo in pochi secondi (o più in base alla velocità di connessione).

Forse Carr ha ragione quando dice che questa frammentazione e semplificazione non ci stanno facendo un favore. Al contrario, inibiscono la capacità di comporre ragionamenti complessi e di concentrazione profonda.

Internet ci rende davvero stupidi? I dati.

Per rispondere all’interrogativo (Internet ci rende stupidi?), si possono citare le recenti statistiche sull’analfabetismo funzionale in Italia e sulla capacità di analisi del testo dei giovani. Senza complicarci la vita con i dati, diciamo che un italiano su tre non comprende le informazioni contenute in ciò che legge. Il dato si riconferma anche per i giovani in età scolare. C’è una minoranza consistente di persone che non sanno analizzare un testo. Il punto è che se non si sa ricavare un dato, un informazione, non la si potrà porre alla base di un ragionamento. Non si saprà argomentare la soluzione di un problema. In definitiva, non si saprà adottare la scelta più opportuna per ogni situazione. Se sommiamo a ciò le campagne di disinformazione, le varie teorie complottiste e la pubblicità ingannevole ed aggressiva…Lo scenario è preoccupante. A dir poco.

E so che WordPress mi rimprovererà perché ho scritto frasi troppo lunghe, ho usato parole troppo complesse. Il punteggio per la leggibilità dell’articolo così si abbasserà. E Google penalizzerà il mio contenuto nella ricerca. Il che accade proprio perché il motore di ricerca privilegia contenuti semplici ed intuitivi, pieni di keywords in evidenza.

Ora mi taccio, prima di aggravare la mia posizione!

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.