Libertà di espressione e “politically correct”: la comicità oggi

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Liberà di espressione e "politically correct"

Parlare di libertà di espressione e di “politically correct” è estremamente difficile. Ci rendiamo tutti conto che sia un terreno molto scivoloso, è quasi inevitabile attirarsi critiche e malcontento. La verità è che non esiste uno standard , una regola che coniughi felicemente i due poli opposti, libertà di parola e rispetto delle “categorie svantaggiate“. Il bilanciamento va compiuto volta per volta, caso per caso. Occorre una dose consistente di buon senso, di ragionevolezza e di intelligenza per esprimere il proprio pensiero senza urtare la sensibilità di nessuno. Altrettanto ne serve per apprezzare la comicità, a volte dissacrante e non politicamente corretta, senza sentirsi insultati.

La comicità può essere l’ultimo baluardo della libertà contro ogni forma di censura e di conformismo ideologico. Tuttavia, bisogna adoperare con cautela questo potente mezzo, non strumentalizzarlo per procurarsi l’impunità per una qualsiasi affermazione infelice ed irrispettosa. L’educazione e il rispetto della dignità personale devono essere la bussola, anche per chi fa comicità.

Il valore della libertà di pensiero e di parola

Si dice che la libertà di manifestazione del pensiero sia la pietra angolare della democrazia. Un Paese che non riconosca e tuteli tale libertà non può fregiarsi del titolo di “Paese democratico”. Democrazia è confronto e scambio di idee. Interrompere questo meccanismo, significa imporre un regime illiberale e antidemocratico. C’è chi dice che:

O difendiamo il diritto alla libertà di espressione per idee che detestiamo, oppure ammettiamo, se siamo onesti e non cerchiamo scappatoie, di essere d’accordo con le dottrine di Goebbels e di Zdanov. Anch’essi difendevano volentieri il diritto d’espressione per le idee che andavano loro a genio.

Noam Chomsky

Sappiamo che chi pronuncia queste parole è di note idee anarchiche. Eppure, non si può non condividere almeno in parte la sua idea. Bisogna difendere la libertà di pensiero anche di coloro i quali non la pensano come noi. Così come bisogna lasciare la libertà di esprimere anche i pensieri che ci siano sgraditi. Come si dice in questi casi:

Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere.

Evelyn Beatrice Hall

In questi casi non si concepiscono limiti o restrizioni di tale libertà, nemmeno se giustificati sulla base della necessità di difendere altri valori meritevoli.

Oggi ci rendiamo conto, invece, che in una società civile non possa esistere una libertà assoluta, priva di limiti, nemmeno la libertà d’espressione. Altrimenti si rischia di fagocitare le altre libertà e diritti, fino all’implosione dello stesso sistema democratico. Qui il pendio si fa ancora più ripido e scivoloso: ammesso che si debbano porre dei limiti alla libertà di espressione, quali dovranno essere i criteri di giudizio e i valori da bilanciare? Evidentemente si dovrà evitare di porre restrizioni arbitrarie o ideologiche. Si rischia di imporre sistemi di censura generalizzata, propri dei regimi totalitari. Ancor più difficile è porre limiti ad un’espressione artistica, come la comicità, dal momento che l’arte è e deve essere libera (art. 33 Cost.).

Il mio punto di vista sulla questione “Libertà di espressione VS Politically correct”

Io adoro l’ ironia! Non c’è nulla che alleggerisca lo spirito più di un po’ di sana ironia e autoironia. Apprezzo chi sa cogliere l’umorismo anche nelle situazioni peggiori. Amo persino il sarcasmo e l’umorismo più dissacrante e scorretto. Tuttavia, mi rendo conto che queste siano “armi” da maneggiare con grande cautela. Si ha grande libertà nell’adoperarle, ma non minori responsabilità. La mia sensazione è che talvolta si usi l’umorismo come alibi per dar voce alle peggiori oscenità e brutture, pretendendo di non essere biasimati e puniti.

Umanamente non posso che comprendere chi si sente offeso dall’ umorismo becero. Soprattutto se l’intenzione sottesa è quella di ferire e umiliare, non certo quella di divertire. Se si vuole ridere di qualcuno e non con qualcuno, vale comunque la libertà artistica e di espressione? È giusto imporre a qualcuno di subire con grazia un’offesa pubblica e gratuita? La dignità personale deve soccombere davanti alla libertà di parola, anche quando essa è usata nella maniera più ignorante e volgare possibile?

Io credo che tutti dovremmo appellarci alla nostra educazione e chiederci se quello che stiamo per dire sia effettivamente umoristico, oppure semplicemente offensivo. Anche applicando questa sorta di autocensura, si rischia comunque di non essere capiti e di colpire involontariamente qualcuno. Ormai si polemizza su tutto, il che è a dir poco frustrante! Da questo punto di vista, credo che sia doveroso scusarsi per qualsiasi scivolone e caduta di stile. Ma credo che sia altrettanto doveroso accettare queste scuse, se sono sincere, e non cavalcare l’onda della falsa indignazione e della strumentalizzazione ideologica.

Penso che l’intelligenza ci possa evitare di generalizzare o estremizzare. Il politicamente corretto, inteso in maniera radicale, rischia di imporre un totale conformismo di pensiero. Di bruciare lo spirito critico e la diversità di vedute. Sarebbe una vera sciagura!

Non perdete il mio articolo sulla “verità ai tempi dei social”, ve lo consiglio!

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.