Rete unica: a che punto siamo?

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Rete Unica
Internet è un’infrastruttura reticolare che avvolge il globo, è il “sistema nervoso” (Rifkin, 2000) del mondo

La rete unica s’ha da fare

Notizia di oggi è la firma di un memorandum d’intesa per la realizzazione della rete unica in fibra ottica. Tale accordo è stato sottoscritto da Open Fiber S.p.A, società incaricata della realizzazione delle reti in fibra ottica, da Tim S.p.A., impresa leader in Italia nel settore telecomunicazioni, e dalla Cassa Depositi e Prestiti, controllata del Ministero dell’economia e delle finanze. Conviene ricordare che quest’ultima è già azionista di maggioranza di Open Fiber (60% delle azioni contro il 40% del fondo australiano Macquarie) e detiene il 10% delle azioni di Tim.

Dunque, già da tempo si vociferava di una rete unica posta sotto il controllo pubblico, attraverso C.DP, ma finora le perplessità sembravano aver superato i presunti vantaggi di tale operazione.

Gli antefatti

La Rete unica era già vicina a concretizzarsi nell’ estate 2020, sotto un forte impulso del governo di allora. Le successive vicissitudini politiche, le diverse priorità del nuovo governo Draghi (tra cui la preparazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, PNRR), avevano messo il progetto in stand-by. Eppure, non si è mai superata del tutto la convinzione che lo sviluppo frammentato e disorganico delle infrastrutture in fibra ottica fosse una situazione insostenibile sul piano strategico ed economico. Infatti, si era andati incontro ad un’eccessiva frammentazione (per la stessa impostazione del Piano nazionale per la Banda ultra-larga del 2015), ad uno sdoppiamento degli investimenti, a vari ritardi e strategie ostruzionistiche.

Sotto molti punti di vista, l’integrazione dei rispettivi asset, di Open Fiber e Tim, appariva la mossa strategica necessaria. Eppure, le preoccupazioni relative alla concorrenzialità del mercato della fibra imponevano uno studio accorto della strategia da adottare. Nonché della struttura del futuro gestore della rete.

La svolta

Il memorandum d’intesa ha fissato una scadenza (il 31 ottobre) per la realizzazione dell’operazione. Si tratta, come detto, dell’integrazione delle infrastrutture di rete delle parti coinvolte. La nuova rete unica sarà gestita da un solo operatore, non verticalmente integrato, controllato da CDP Equity. Alla quale si aggiunge la partecipazione di fondi d’investimento stranieri, quali Macquarie e KKR, di cui tanto si è parlato.

In questo modo, si ritiene di tutelare adeguatamente la concorrenza, impedendo a Tim di controllare l’infrastruttura essenziale. Così si dovrebbe scongiurare l’istaurazione di una posizione dominante da parte di Tim nel mercato delle VHCN (Very High Capacity Networks). Infatti, la regia del progetto è affidata all’unico soggetto pubblico coinvolto.

Nodi da sciogliere

Non si prevedere come si evolverà la situazione da oggi al 31 ottobre. Sicuramente non si può escludere che sorgano ostacoli e difficoltà sul percorso. Basti pensare alla complessità dell’operazione in questione sul piano economico, giuridico e tecnico.

Il primo passo verso la realizzazione del progetto è lo scorporo da parte di Tim del settore infrastrutturale da quello dei servizi, creando due newco distinte. Ciò dovrebbe agevolare la confluenza delle infrastrutture di rete nella nuova società. Allo stesso tempo, dovrebbe preservare la concorrenzialità del mercato a valle, che è quello dei servizi di accesso al dettaglio, rivolti a cittadini, imprese e P.A.

In attesa di sviluppi, si suggerisce di consultare il comunicato stampa di Tim e l’approfondimento giornalistico. Tra gli altri, io ho consultato un articolo di Mila Fiordalisi su corrierecomunicazioni.it, di cui condivido il link.

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.