La verità ai tempi dei social network

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La verità, citazione di Oscar Wilde

Oscar Wilde, insegnami la vita! Mi è sempre piaciuto spulciare tra gli aforismi del noto scrittore, si possono trovare delle autentiche perle. Oggi ho tratto uno spunto per parlare della verità ai tempi dei social network.

L’umorismo sferzante di Wilde è irresistibile, così come la sua capacità di sbeffeggiare i suoi simili, con tutte le loro ipocrisie e il finto perbenismo. In fondo, non molto è cambiato dall’epoca vittoriana. Anche se ci illudiamo di avere maggiore libertà di espressione, il nostro pensiero è comunque figlio dell’educazione che ci è stata data, imbevuta di precetti religiosi e morali. Con l’avvento della globalizzazione e di Internet è nato un nuovo conformismo di massa.

Dice Wilde: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”. Quale può essere, ai giorni nostri, la maschera a cui si allude? Forse si tratta degli alterego digitali e degli account social?

Mi sono chiesta se le persone siano più sincere e autentiche sui social di quanto lo siano nella vita reale.

Netiquette e altre “finzioni digitali”

Per tante ragioni, non credo che le piattaforme social siano lo specchio della verità.

A cominciare dai rapporti che intratteniamo nella realtà virtuale. Quanti degli amici e seguaci virtuali sono parte delle nostre vere esistenze? Al contrario, si tende a dare e ricevere amicizia anche da coloro con cui non si hanno rapporti concreti. In parte è conseguenza della Netiquette, un sorta di codice di buone maniere della Rete. Si ricambia l’amicizia a chi te la chiede, si ringrazia dell’amicizia ricevuta, si ricambiano i like di chi te li ha messi. Io sono una novellina dei social e ancora mi sto abituando a questo codice di comportamento.

Non è difficile immaginare che un account social possa essere una maschera che nasconda la vera identità di chi la porta. In questo caso, il fine non è dire la verità. Piuttosto modificarla e manipolarla. Sui social si può essere chiunque. Si può fingere si avere un tenore di vita più agiato, di essere sempre felici e di vivere un’esistenza perfetta. I nodi verranno al pettine prima o poi, il malessere reale non sparirà per effetto della “cura social”. Dobbiamo esserne ben consapevoli.

La verità e ciò che ci insegna

D’altra parte, è vero che chiunque si sentirebbe libero di dire tutto ciò che pensa senza filtri, se fosse sicuro di non doverne subire le conseguenze. Insultare una persona faccia a faccia, ha delle conseguenze sociali o addirittura giuridiche. Pubblicare un commento offensivo nel mare di altri commenti del genere dà un alone di legittimità e di impunità alla condotta in questione. E questo ha spinto molte persone, che probabilmente nella vita reale non avrebbero il coraggio di pronunciar parola, a sfogarsi sulle piattaforme telematiche, vomitando pensieri di ogni tipo. Soprattutto discorsi d’odio e critiche, anche molto aspre. Fino ad arrivare alle minacce.

È questa la verità? Le persone pensano veramente ciò che scrivono, imprudentemente, sul web? Talvolta i social documentano realtà anche spiacevoli, pensiamo alle testimonianze della guerra in Ucraina. In questo caso si rende un servizio prezioso alla verità, a scapito della censura dei vari governi.

In molti altri casi, invece, dovrebbero essere le persone ad auto-censurarsi prima di sproloquiare sul web. Non so se siano pensieri autentici o stimolati dal generale clima d’odio dei social. Mi piacerebbe che anche al tempo del Web 2.0 si riscoprisse il valore prezioso dell’educazione, del garbo, della gentilezza. Anche esprimere una critica, cosa perfettamente lecita, dovrebbe esser fatto con garbo. Che sia la verità o meno, in questi casi anche la forma è sostanza!

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.