La democrazia è una cosa seria

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Democrazia

Dopo il risultato dei referendum di ieri ho sentito tanti commenti, ho letto diversi articoli. Un solo pensiero mi risuona nella testa: la democrazia è una cosa seria! Non basta ricordarsi del popolo sovrano quando lo suggerisce la convenienza politica. Se basta interpellare gli elettori per prendere decisioni tecniche cruciali per il Paese, allora a cosa serve avere dei rappresentanti politici, un Parlamento, un Governo?

C’è una ragione se gli Stati moderni adottano sistemi di democrazia rappresentativa. Il che non vuol dire che non vi siano istituti di democrazia diretta. Si tratta di istituti, come il referendum abrogativo di cui all’ art. 75 Cost., che dovrebbero consentire la partecipazione diretta degli elettori alle decisioni che li riguardano. Eppure, non sono convinta che se ne stia facendo un uso adeguato.

Commenti aberranti

Ieri seguivo la puntata di Porta a Porta dedicata alla giornata elettorale. Un noto esponente politico ha imputato il fallimento dei referendum alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale dei quesiti attinenti ai temi di maggiore “attrattività” per i cittadini. Si riferiva ai quesiti sulla responsabilità civile dei giudici, sulla liberalizzazione della cannabis e sull’eutanasia. Mi ha sconcertato sentir parlare di “attrattività”. Come se il referendum fosse un sondaggio d’opinione. O peggio come se fosse parte di una strategia di marketing. Mi sembra che i nostri politici considerino la democrazia alla stregua di un social network e i nostri voti come fossero “like” ai loro post. Lo scopo è racimolare il maggior numero di like, non fare il bene del Paese.

Un referendum non serve a misurare la forza politica di un partito, né a dare autorevolezza agli uomini politici che lo propongono. La politica è dovere e servizio, non è un palcoscenico dove mettersi in mostra. Né tantomeno un’occasione di facile guadagno.

Se la democrazia è una cosa seria, la politica lo è ancora di più

Classe politica italiana, mi rivolgo a voi. A voi che richiedete agli Italiani fiducia, resilienza, impegno, duro lavoro. E tanti tanti sacrifici.

Questo è il momento in cui siate VOI ad impegnarvi e lavorare duramente e con serietà. Dovete smettere di accapigliarvi intorno a questioni sterili, a boicottarvi a vicenda… Gli Italiani sono esasperati e disperati! La sfiducia verso la politica è massima, l’astensione collettiva di ieri lo dimostra chiaramente.

Ci meritiamo un buon governo, ci meritiamo che voi portiate a compimento ciò per cui siete eletti. E pagati! Ieri non è il popolo ad aver perso. Ha perso la politica, almeno un certo modo scadente di fare politica. Neanche la promessa dei fondi europei del PNRR ha spinto i nostri politici ad approvare le riforme di cui l’Italia ha bisogno. Attendiamo ancora una riforma elettorale, una riforma della giustizia, una riforma del diritto del lavoro, ecc.

Un umile consiglio

Un consiglio da un’umile cittadina: non provate più a scaricare la responsabilità delle decisioni cruciali sul popolo! Queste vanno prese nelle sedi opportune. Infatti, non è competenza del fornaio o del fruttivendolo prendere decisioni che spetterebbero al Parlamento. Non si può rimproverare ai cittadini comuni di non essere eruditi nel campo dell’amministrazione della giustizia. E nemmeno che non siano interessati a come si eleggono i membri del CSM.

Vero è che tutti dobbiamo essere interessati all’amministrazione della “cosa pubblica”. Infatti, è bene che tutti si informino e si esprimano sui temi di interesse collettivo. Ma non è questo il modo giusto di avvicinare i cittadini dalla politica. Dall’esperienza di ieri c’è molto da imparare!

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.