Vita felice, meglio con o senza smartphone?

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Vita felice con o senza smartphone

Ieri navigando sui social mi sono imbattuta in un articolo di Giuseppe Salvaggiulo su lastampa.it. Si intitola “La vita felice senza smartphone”. L’autore descrive le reazioni delle persone alla vista del suo telefono cellulare di un modello datato. Non un moderno smartphone. Non un modello abilitato alla connessione ad Internet.

Aldilà della piacevole ironia dell’articolo, credo che il rapporto tra umani e tecnologie debba essere trattato con maggiore cautela. Senza banalizzare o estremizzare. Non si deve necessariamente pensare che un mondo senza sviluppi tecnologici sia un’ utopia. E certamente è ingiusto osannare un passato senza smartphone, non riconoscendo gli indubbi vantaggi che si sono prodotti con la loro diffusione. Si demonizza l’uso dello smartphone perché non si distingue (o non si vuole distinguere) tra uso e abuso. Sarebbe come biasimare chiunque consumi alcol, giudicandolo un alcolista. Penso che ci sia un equilibrio fra gli estremi, un felice compromesso per non rinunciare a ciò che ci piace senza abusarne, senza cadere in una forma di dipendenza.

Fare a meno dello smartphone, pro e contro.

Se si dovesse rinunciare allo smartphone per avere più tempo per hobby, viaggi e affetti, si potrebbe parzialmente concordare con l’autore. In effetti, il tempo trascorso su Internet quotidianamente è pari a quasi sette ore, come abbiamo già avuto modo di dire. Tempo che potrebbe essere trascorso in altra maniera. D’altro canto, non è detto che ci si colleghi solo da smartphone: esistono anche pc, smartwatch, tablet, consolle per videogiochi, per non parlare dell’universo complesso della domotica e dell’IoT (Internet of things). Bisognerebbe rinunciare a tutto per vivere felici?

In secondo luogo, non si accede ad Internet solo per scopi ludici. Internet viene impiegato per motivi di studio, di ricerca, di informazione, di lavoro. Non abituarsi all’utilizzo degli smartphone e dei dispositivi elettronici può essere una deficit importante. Causa isolamento sociale, mancanza di competenze richieste nel mondo del lavoro, solo per fare alcuni esempi. Del resto se io ho potuto conoscere il pensiero di questo autore è proprio perché io ho uno smartphone! Ben inteso: ciascuno è libero di scegliere per sé stesso, in un senso o nell’altro.

Per una vita felice bisogna insegnare un uso equilibrato delle tecnologie

Io credo che ci sia un margine ampio tra utilizzo proficuo delle tecnologie e abuso. Ed è il secondo che va stigmatizzato. Il primo va promosso in famiglia, tra amici, a scuola, a lavoro e in ogni altra sede. Non basta e non serve a nulla criticare le problematiche legate alle tecnologie, senza provare a risolverle. C’è tanto che possiamo fare nel quotidiano per migliorare la situazione. Per esempio, imporsi di utilizzare i dispositivi elettronici per un tempo limitato, mai a tavola, mai durante una conversazione con altre persone. Talvolta è banalmente una questione di buona educazione. Non bisognerebbe fare o dire on-line nulla che non si farebbe o direbbe off-line. Se non è educato insultare una persona vis-à-vis, non lo è neanche a mezzo social. Semplice.

Per quanto riguarda l’ossessione per lo scatto perfetto, molti si scervellano per studiare i migliori selfie o foto da postare online in cerca di like. Ma se non crea problemi psicologici o comportamentali, che male c’è a dar sfogo alla creatività con filtri e stickers? Ci sono perfino prospettive lavorative per chi ha un talento per il photo editing o per la gestione dei social. Perché ostinarsi a guardare al passato con nostalgia? Una vita felice è possibile anche in un mondo iper-connesso ed iper-tecnologico.

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Pubblicato da chiaraincyberspace

Ho venticinque anni e vengo da un piccolo paese dell'Irpinia. Dopo la laurea in giurisprudenza ho avviato il mio blog, in attesa di capire cosa ne sarà del mio futuro.